FERRAGOSTO
Ogni anno, ad
agosto, è così. Mi rivedo prima della guerra, allora ragazzino, davanti casa
mia in paese, guardare mio zio fuori dalla sua bottega di falegname, che augurava
ai passanti il Buon Ferragosto. Lo guardavo proprio perché non riuscivo a
capire che cosa fosse quel “ferragosto”, tanto più che non era un giorno
festivo.
Lo augurava anche
Marcello con i suoi bigliettini inseriti la mattina sotto la porta di ogni
casa, con sopra stampato “Il Postino
augura Buon Ferragosto”. Infatti
Marcello, con i suoi bigliettini che faceva stampare per tempo, augurava anche
il Buon Natale e la Buona Pasqua, che erano giorni di festa. Ma il “ferragosto”
non era un giorno festivo, era semplicemente il primo giorno di agosto.
A me non interessava però l’avvenimento, la
ricorrenza più o meno significativa. Quello che mi tormentava era il
significato di quella parola “Ferragosto”, così strana, che non riuscivo a
venirne a capo a causa di quel misterioso “ferra”
unito curiosamente ad “agosto” e che
mi suggeriva qualcosa di collegato col ferro, con qualche azione che
richiamasse qualche “ferratura”,
anche se non riguardante propriamente i fabbri.
Ne venni a capo in seguito,
ben dopo la guerra, ormai da grande, dopo che avevo studiato storia e latino,
anche perché non mi ero accontentato delle definizioni striminzite del mio
vocabolario, quando me n’ero comprato uno. E certamente non potevo avere a
disposizione un’ enciclopedia.
Allora, però, nessuno più augurava il “Buon Ferragosto” il primo di agosto, ma
lo faceva il giorno quindici, cioè il giorno dell’Assunta. M’incuriosiva allora
il fatto che la gente affluisse o defluisse dalle chiese affollate augurandosi
vicendevolmente il “Buon Ferragosto” anziché, mettiamo, “Buona Festa dell’Assunta”. Mi colpiva ancora la stranezza di come
per più di duemila anni la gente si era scambiata gli auguri per le “Feriae Augusti”, anche nei venti secoli
di cristianesimo, e poi con un cambiamento repentino nel corso di pochi anni,
se li era scambiati invece nel giorno dell’Assunta.
Ora tante chiese sono vuote anche nel giorno
dell’Assunta, eppure la gente continua a scambiarsi gli auguri con il “Buon Ferragosto” così come ha sempre
fatto nel passato, solo che lo fa il giorno quindici e non più all’inizio del
mese, come al tempo di Augusto e come al tempo degli anni Trenta del secolo
scorso. Nei duemila anni sono cambiati i sentimenti religiosi, che apparentemente
sembrano quelli più profondi, e con essi sono cambiati i giorni degli auguri; ma
non è cambiato l’uso di augurare il “Buone Vacanze”, il “Buon Ferragosto”, in
quanto espressione di sentimenti legati al bene diretto e personale del
godimento concreto dei benefici del riposo, delle vacanze e del turismo
agostano.
Ho sempre più
l’impressione che la gente abbia dato valore più ai benefici materiali che gli
potessero pervenire dal presente, che non a quelli aleatori delle promesse
religiose, anche quando poteva sembrare che le manifestazioni rituali paressero dire il contrario.