martedì 8 settembre 2015

                                                     FERRAGOSTO  
              Ogni anno, ad agosto, è così. Mi rivedo prima della guerra, allora ragazzino, davanti casa mia in paese, guardare mio zio fuori dalla sua bottega di falegname, che augurava ai passanti il Buon Ferragosto. Lo guardavo proprio perché non riuscivo a capire che cosa fosse quel “ferragosto”, tanto più che non era un giorno festivo.
                   Lo augurava anche Marcello con i suoi bigliettini inseriti la mattina sotto la porta di ogni casa, con sopra stampato “Il Postino augura Buon Ferragosto”. Infatti Marcello, con i suoi bigliettini che faceva stampare per tempo, augurava anche il Buon Natale e la Buona Pasqua, che erano giorni di festa. Ma il “ferragosto” non era un giorno festivo, era semplicemente il primo giorno di agosto.
                  A me non interessava però l’avvenimento, la ricorrenza più o meno significativa. Quello che mi tormentava era il significato di quella parola “Ferragosto”, così strana, che non riuscivo a venirne a capo a causa di quel misterioso “ferra” unito curiosamente ad “agosto” e che mi suggeriva qualcosa di collegato col ferro, con qualche azione che richiamasse qualche “ferratura”, anche se non riguardante propriamente i fabbri.
                    Ne venni a capo in seguito, ben dopo la guerra, ormai da grande, dopo che avevo studiato storia e latino, anche perché non mi ero accontentato delle definizioni striminzite del mio vocabolario, quando me n’ero comprato uno. E certamente non potevo avere a disposizione un’ enciclopedia.
                  Allora, però, nessuno più augurava il “Buon Ferragosto” il primo di agosto, ma lo faceva il giorno quindici, cioè il giorno dell’Assunta. M’incuriosiva allora il fatto che la gente affluisse o defluisse dalle chiese affollate augurandosi vicendevolmente il “Buon Ferragosto” anziché, mettiamo, “Buona Festa dell’Assunta”. Mi colpiva ancora la stranezza di come per più di duemila anni la gente si era scambiata gli auguri per le “Feriae Augusti”, anche nei venti secoli di cristianesimo, e poi con un cambiamento repentino nel corso di pochi anni, se li era scambiati invece nel giorno dell’Assunta.
                   Ora tante chiese sono vuote anche nel giorno dell’Assunta, eppure la gente continua a scambiarsi gli auguri con il “Buon Ferragosto” così come ha sempre fatto nel passato, solo che lo fa il giorno quindici e non più all’inizio del mese, come al tempo di Augusto e come al tempo degli anni Trenta del secolo scorso. Nei duemila anni sono cambiati i sentimenti religiosi, che apparentemente sembrano quelli più profondi, e con essi sono cambiati i giorni degli auguri; ma non è cambiato l’uso di augurare il “Buone Vacanze”, il “Buon Ferragosto”, in quanto espressione di sentimenti legati al bene diretto e personale del godimento concreto dei benefici del riposo, delle vacanze e del turismo agostano.
                  Ho sempre più l’impressione che la gente abbia dato valore più ai benefici materiali che gli potessero pervenire dal presente, che non a quelli aleatori delle promesse religiose, anche quando poteva sembrare che le manifestazioni rituali paressero dire il contrario.