25
APRILE
25 Aprile di settanta anni fa! Io vissi quel giorno di Liberazione. Anche
se noi della Sabina Romana avemmo la nostra liberazione quasi un anno prima, giugno
1944, dopo la battaglia di Montecassino e appena dopo la liberazione di Roma.
Liberazione e conclusione del tempo di Resistenza.
Tempo di Resistenza, dunque di sangue e di lutti. Anche di rancori, di odi, di
strazi. Ma anche tempo di grandi e profonde rivendicazioni di umanità, di
libertà, di giustizia. Di manifestazioni e di testimonianze di ideali e di
aspirazioni alla partecipazione concreta e operativa nella costruzione di una
umanità nuova e libera, di una società pacifica e laboriosa. Quello era allora
il nostro sogno; soprattutto il sogno dei partigiani.
Tempo di lotta per tanti. Tempo di morte, di sacrificio, di martirio per
non pochi. Tempo di mistero più profondo di quello della morte, più prezioso di
quello della vita: per la donazione di sé nel fiore della gioventù o nella
pienezza della maturità, per la libertà, per la giustizia, per un mondo
migliore.
Mistica e mistero nella significazione del valore di parole che oggi
sembrano astratte, ma che allora furono vissute nella loro concretezza più
pregnante di vita. Parole che si fecero fatti
reali nel sacrificio, nella morte, nella donazione di sé nei giorni delle
sevizie e delle torture, nei giorni di strazi terribili.
Mistero davvero insondabile, oggi forse davvero incredibile, quello di
andare alla lotta nella piena
consapevolezza del proprio sacrificio, della propria morte nel segno del
dovere, nello slancio per la realizzazione di un ideale luminoso, nella
consapevolezza di dover sopportare tormenti, torture e umiliazioni indicibili
prima di morire.
Quando si canta “Bella, ciao!” oggi sembra che queste parole siano
retorica, invece dentro c’è la consapevolezza di affrontare il sacrificio, c’è
la concretezza di compiere il proprio dovere nel momento supremo:
E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao E se io muoio da partigiano Tu mi devi seppellir. |
Mi seppellirai lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao Mi seppellirai lassù in montagna Sotto l'ombra di un bel fior. |
Mi
piace di riportare qui di seguito la motivazione ufficiale per l’attribuzione
della medaglia d’oro al valore militare al partigiano comunista di Monterotondo
Edmondo Riva, che era stato preso mentre
di notte trasportava armi lanciate col paracadute dagli Alleati su Monte
Gennaro.
“Sottoposto, per ben tre giorni, a
innumerevoli sevizie continuava a mantenere il più assoluto silenzio e, conscio
della propria sorte, rivolgeva alla straziata moglie presente, parole di
incoraggiamento dicendole: " È venuta la mia ora, stai tranquilla, io
muoio per un' Italia libera e indipendente”. Visto vano ogni tentativo di piegare il suo
spirito indomito ed esasperati da tanta eroica resistenza, i nemici infierivano
ancora su di lui con inaudita ferocia mozzandogli ambo le mani e dandogli,
infine, la morte che affrontava con eroico contegno mediante fucilazione.
Mirabile esempio di sublime amore per la Patria".
Diciamolo subito, quello che sembra non sia
voluto dire in questa motivazione: sì, per sublime
amore per la Patria, ma anche per sublime amore per l’ideale comunista di
un mondo migliore e più giusto per il popolo, anche per la pace e per la
libertà di tutti.
E diciamolo ancora subito: il martirio e gli ideali
che portarono al 25 Aprile furono gli stessi che sono a fondamento della nostra
Repubblica, cioè della nostra Costituzione; i principi costituzionali, che in
questi settanta anni non pochi si sono sforzati di non vedere o di impedirne la
realizzazione. E che noi non abbiamo mai saputo affermare come avrebbero voluto
coloro che per essi morirono. Ad esempio la realizzazione dell’art.1: “La
Repubblica è fondata sul lavoro”.
Peggio ancora. La Francia, dopo
duecentoventisei anni si vanta orgogliosamente del suo 14 Luglio. Noi dopo settanta
anni non sappiamo apprezzare come dovremmo il nostro 25 Aprile! E le nuove
generazioni non sanno veramente che cosa sia! Colpa della scuola? Certamente
non solo della scuola e non solo di una vera cultura democratica.
Ed è doloroso oggi pensare a quel sogno per
cui tanti partigiani consapevolmente scelsero la lotta, il martirio, la morte,
e che rimane sospeso astrattanente nella
prima parte della nostra Costituzione.
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