giovedì 23 aprile 2015

                                 25  APRILE

   25 Aprile di settanta anni fa! Io vissi quel giorno di Liberazione. Anche se noi della Sabina Romana avemmo la nostra liberazione quasi un anno prima, giugno 1944, dopo la battaglia di Montecassino e appena dopo la liberazione di Roma.
   Liberazione e conclusione del tempo di Resistenza. Tempo di Resistenza, dunque di sangue e di lutti. Anche di rancori, di odi, di strazi. Ma anche tempo di grandi e profonde rivendicazioni di umanità, di libertà, di giustizia. Di manifestazioni e di testimonianze di ideali e di aspirazioni alla partecipazione concreta e operativa nella costruzione di una umanità nuova e libera, di una società pacifica e laboriosa. Quello era allora il nostro sogno; soprattutto il sogno dei partigiani.
   Tempo di lotta per tanti. Tempo di morte, di sacrificio, di martirio per non pochi. Tempo di mistero più profondo di quello della morte, più prezioso di quello della vita: per la donazione di sé nel fiore della gioventù o nella pienezza della maturità, per la libertà, per la giustizia, per un mondo migliore.
   Mistica e mistero nella significazione del valore di parole che oggi sembrano astratte, ma che allora furono vissute nella loro concretezza più pregnante di vita. Parole  che si fecero fatti reali nel sacrificio, nella morte, nella donazione di sé nei giorni delle sevizie e delle torture, nei giorni di strazi terribili.
  Mistero davvero insondabile, oggi forse davvero incredibile, quello di andare alla lotta  nella piena consapevolezza del proprio sacrificio, della propria morte nel segno del dovere, nello slancio per la realizzazione di un ideale luminoso, nella consapevolezza di dover sopportare tormenti, torture e umiliazioni indicibili prima di morire.
  Quando si canta “Bella, ciao!” oggi sembra che queste parole siano retorica, invece dentro c’è la consapevolezza di affrontare il sacrificio, c’è la concretezza di compiere il proprio dovere nel momento supremo: 
                       
E se io muoio da partigiano
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
E se io muoio da partigiano
Tu mi devi seppellir.
Mi seppellirai lassù in montagna
O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao
Mi seppellirai lassù in montagna
Sotto l'ombra di un bel fior.
  Mi piace di riportare qui di seguito la motivazione ufficiale per l’attribuzione della medaglia d’oro al valore militare al partigiano comunista di Monterotondo  Edmondo Riva, che era stato preso mentre di notte trasportava armi lanciate col paracadute dagli Alleati su Monte Gennaro.
  “Sottoposto, per ben tre giorni, a innumerevoli sevizie continuava a mantenere il più assoluto silenzio e, conscio della propria sorte, rivolgeva alla straziata moglie presente, parole di incoraggiamento dicendole: " È venuta la mia ora, stai tranquilla, io muoio per un' Italia libera e indipendente”.  Visto vano ogni tentativo di piegare il suo spirito indomito ed esasperati da tanta eroica resistenza, i nemici infierivano ancora su di lui con inaudita ferocia mozzandogli ambo le mani e dandogli, infine, la morte che affrontava con eroico contegno mediante fucilazione. Mirabile esempio di sublime amore per la Patria".

  Diciamolo subito, quello che sembra non sia voluto dire in questa motivazione: sì, per sublime amore per la Patria, ma anche per sublime amore per l’ideale comunista di un mondo migliore e più giusto per il popolo, anche per la pace e per la libertà di tutti.
  E diciamolo ancora subito: il martirio e gli ideali che portarono al 25 Aprile furono gli stessi che sono a fondamento della nostra Repubblica, cioè della nostra Costituzione; i principi costituzionali, che in questi settanta anni non pochi si sono sforzati di non vedere o di impedirne la realizzazione. E che noi non abbiamo mai saputo affermare come avrebbero voluto coloro che per essi morirono. Ad esempio la realizzazione dell’art.1: “La Repubblica è fondata sul lavoro”.
  Peggio ancora. La Francia, dopo duecentoventisei anni si vanta orgogliosamente del suo 14 Luglio. Noi dopo settanta anni non sappiamo apprezzare come dovremmo il nostro 25 Aprile! E le nuove generazioni non sanno veramente che cosa sia! Colpa della scuola? Certamente non solo della scuola e non solo di una vera cultura democratica.
 Ed è doloroso oggi pensare a quel sogno per cui tanti partigiani consapevolmente scelsero la lotta, il martirio, la morte, e che  rimane sospeso astrattanente nella prima parte della nostra Costituzione.






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