domenica 19 aprile 2015

                                  A  MONTEFLAVIO
    Fino a che durò l’occupazione nazista, noi stemmo a Monteflavio, in paese, ma durante il giorno andavamo a curare il gregge alle Frolleta. In paese si viveva veramente bene, per la cordialità e l’ospitalità della gente.  Ci si viveva quasi serenamente, poiché della guerra arrivavano solo il fragore degli aerei e i cupi e lontani rimbombi dei bombardamenti. Infatti allora la strada terminava  in paese, sicché tutta la zona di montagna non poteva interessare movimenti di forze militari.   Un giorno, stando alle Frolleta col gregge, ebbi modo di vedere un agguato aereo. C’era il cielo sereno e in alto una nuvola compatta, scura con i bordi bianchi. Venne un aereo alleato e ci si nascose; ci s’infilava e ci girava dentro, uscendone spesso come a farne capolino. Stetti attento, perché ne immaginai l’intenzione, in quanto a quell’ora tornavano sempre due aerei tedeschi a bassissima quota.  Quando dalla parte di Montorio spuntarono i due aerei tedeschi quasi rasentando il terreno per nascondersi e volando in direzione dell’aeroporto del Littorio, l’aereo alleato uscì dalla nuvola e si lanciò in picchiata su di essi; cominciò a sparare verso Monterotondo, poi non vidi più nulla, neanche se quei due aerei tedeschi furono colpiti. Però, dopo quel giorno, io non vidi mai più quei due aerei andare e tornare nella direzione di Montorio come avevano  fatto prima quotidianamente e alla stessa ora.  I tedeschi non venivano a Monteflavio. Ne vennero però alcuni una mattina.Mio padre, che quel giorno stava ancora a casa, sentì urlare disperatamente una sua giovane parente in una casa che ci era quasi di fronte. Credendo che fosse stata aggredita da un tedesco che l’aveva trovata sola, mio padre si precipitò in suo aiuto e malmenò il soldato. Quello corse via a chiedere aiuto agli altri. Corse a nascondersi nei boschi di montagna anche mio padre, per paura che quello tornasse per vendicarsi.  Ne tornarono tre o quattro e minacciarono di morte un giovane di Moricone se non li avesse aiutati a trovare mio padre. Girarono per mezza giornata nella macchia per trovarlo. Poi rinunciarono.  La sera tornò anche mio padre e quando seppe che la parente aveva gridato solo perché  il tedesco le aveva preso un prosciutto dalla stanga gli venne tanta rabbia che l’avrebbe presa a bastonate  C’era la guerra, ma a Monteflavio mi sarebbe piaciuto di starci anche senza la guerra, per la sensibilità sociale della gente, per la loro spontaneità. Comunque non ho mai dimenticato il loro senso di ospitalità.

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